venerdì 20 luglio 2007

Canon ti adoro (quarta ed ultima puntata, forse)

Ho lavorato come tecnico fotografo per l'Istituto di Archeologia per 20 anni e precisamente dal 1961 al 1981. Fino al settembre del '68 la sede provvisoria era in V. Po 18 e per quanto riguarda il gabinetto fotografico era situato in locali veramente poco idonei e poco attrezzati. Comunque riuscivo a svolgere il mio lavoro bene anche se in condizioni critiche.
Nel settembre del '68 ci trasferimmo a Palazzo Nuovo e certamente quasi tutti sanno dov'è e com'è.
Era veramente un sogno : locali nuovi, grandi, attrezzati come si deve e con apparecchi veramente funzionali, acquistati tenendo conto delle nuove esigenze. Ovviamente erano ancora in uso le apparecchiature che avevo adoperato fino ad allora perchè erano ottime , mentre alcune tipo la rotativa per essiccare le fotografie e l'essiccatore per asciugare le pellicole furono sostituite e quelle vecchie mandate a Bagdad.
Nell'Istituto si tenevano numerosi corsi e precisamente. archeologia orientale. cristiana , medievale, greca, romana ed etruscologia .
Ognuno di questi prevedeva la proiezione di diapositive, dispense illustrate con le foto relative alle diapositive proiettate (in tre copie) e schede con le copie a contatto.
Per cui ogni mattina o quasi arrivavano nel mio studio pile e pile di libri recanti all'interno dei foglietti su cui erano indicati i soggetti da riprodurre.
Non era però sufficiente prendere il libro metterlo sotto il riproduttore, bisognava anche eliminare le didascalie e isolare la foto dal resto della pagina. Seguiva lo sviluppo dei negativi. la stampa su materiale trasparente, la sistemazione di ogni singolo fotogramma nei telaietti i cui vetri doveva essere puliti a mano uno per uno: una palla pazzesca.
Questa era la routine da seguire durante il periodo delle lezioni, ma spesso dovevo finire di stampare le foto non solo degli scavi di Bagdad ma anche degli scavi che venivano fatti in Italia e cioè in Calabria e in Sicilia dove spesso sono andata a fotografare gli oggetti, sviluppando i negativi in albergo o in altri stambugi recuperati qua e là.
Insomma chi lavorava per l'Istituto di Archeologia diventava senza famiglia e senza patria!
Io ovviamente non facevo eccezione.
Devo aggiungere che ho fatto anche riprese fotogrammetriche sia a Bagdad che in Sicilia ,gigantografie su tela e carta, riprese, sviluppo e stampe a colori, riprese e sviluppo di diapositive , riprese di reperti, le famigerate bullae che però da sole con i buoni risultati ottenuti hanno creato la mia "fama". Le riprese, specie degli oggetti ,dovevano spesso essere buone per la pubblicazione oltre che per studio, quindi dovevo lavorare velocemente ma con un buon standard di qualità.
Il mio direttore diceva ai suoi colleghi che il Suo gabinetto fotografico era in grado di fare tutto, peccato che il "culo" me lo facessi tutto io.
Ora con le nuove tecnologie il lavoro si è notevolmente semplificato, fermo restando che la mano, il polso deve essere buono.
La mia consolazione , quando sono andata in pensione , è stata quella che per fare il lavoro che facevo da sola ci sarebbero volute tre persone.
Credo proprio che mi abbiano rimpianta!

6 commenti:

Simone ha detto...

La migliore di tutte! scritta bene e fluente: un piacere da leggere.

Ti ricordi poprio tutto: date, mesi, posti....e poi dici che hai la memoria corta...

Poi cosa farai con tutti questi racconti? una autobiografia?

Mammazan ha detto...

certo che mi ricordo tutto e come non potrei, certe volte era un incubo arrivare a fare tutto. Un'autobriografia ? non so, potrei, forse!!!!!

Vale ha detto...

Sisisi attendo con ansia Vitae di Mammazan!
Beh pero' ti sei concentrata solo sulla fotografia. Dovresti proporre anche gli aneddoti, tipo quando Gibrail diceva "Io di gallina non guardo occhi, ma coscie!"

ziut ha detto...

Ricordo molto bene quei laboratori.
Ogni tanto mi ci portavi, tant'è che ormai ero "di casa" e conoscevo quasi tutti i professori.
Ancora un po' e diventavo un archeologo anch'io... coi pantaloncini corti e la ciccia che debordava per le troppe orecchiette di NONNA ZAN...

ziut ha detto...

Quella della gallina non la sapevo !!

marcella candido cianchetti ha detto...

interessantissimo lavoro il tuo