Scrivo quest'ultimo post relativo alla mia avventura vissuta a Beyrouth e sull'onda emotiva scatenata dall'ultimo attentato. E voglio allegare alcune foto scattate durante una bella serata tranquilla quando, ospite della mia archeologa, di suo marito e del loro bimbetto mi è stato concesso ammirare le vie del centro ricostruite dopo gli ultimi eventi bellici e che sicuramente ora saranno ridotti a cumuli di macerie, come del resto è avvenuto in gran parte della città.
Allora la vita era tranquilla, si poteva circolare liberamente, c'erano i Babbi Natale per le strade, le ragazze giravano con i pantaloni con la vita bassa e tutto sembrava potesse continuare così. Sapevo però che esisteva questa sudditanza di Beyrouth nei confronti della Siria e che se al governo dovevano prendere decisioni, partivano per Damasco. Non credo fosse un segreto per nessuno e i fatti hanno e stanno dimostrando ampiamente quanto a me detto e che qui sto riportando. Mi sono chiesta in questi anni quanto potesse bassa la qualità di vita di coloro che quotidianamente affrontano il problema di "vivere" nel senso letterale dalla parola, il sapere se uscendo di casa per andare a lavorare o per andare a fare semplicemente la spesa hanno qualche probabilità di riuscire a salvare la pelle! Probabilmente le persone più abbienti sono riuscite ad andarsene all'estero ma credo che questa sia un'esigua minoranza.
Cosa ne sarà stato di Bilal, l'autista, che oltre al suo lavoro desiderava trovare moglie, e di Abu Mohammed e di suo figlio che lavoravano per poco più di un pezzo di pane e tutti gli altri come loro che non riescono a vedere la fine di queste guerre, di questi attentati e di tutti questi orrori.
Il mio pensiero va ogni giorno a Bagdad che non era già un granchè nel 2002 ad esclusione delle zone ricche ed opulente. Il mio pensiero va a Ghiliana il nostro cuoco che aveva 70 anni e a sua moglie Mariam e alla figlia che faceva le pulizie nell'Istituto Italo-Iraqueno, alle ragazze del Museo che vedevamo ogni giorno e ai venditori dei suq del rame e delle spezie dove amavo andare ogni tanto.
Come faranno a vivere a sopravvivere? Non riesco a scrivere altro e tantomeno amenità, altro che pensare ai regali di Natale e stupidaggini varie!
E non lamentiamoci mai più!
Allora la vita era tranquilla, si poteva circolare liberamente, c'erano i Babbi Natale per le strade, le ragazze giravano con i pantaloni con la vita bassa e tutto sembrava potesse continuare così. Sapevo però che esisteva questa sudditanza di Beyrouth nei confronti della Siria e che se al governo dovevano prendere decisioni, partivano per Damasco. Non credo fosse un segreto per nessuno e i fatti hanno e stanno dimostrando ampiamente quanto a me detto e che qui sto riportando. Mi sono chiesta in questi anni quanto potesse bassa la qualità di vita di coloro che quotidianamente affrontano il problema di "vivere" nel senso letterale dalla parola, il sapere se uscendo di casa per andare a lavorare o per andare a fare semplicemente la spesa hanno qualche probabilità di riuscire a salvare la pelle! Probabilmente le persone più abbienti sono riuscite ad andarsene all'estero ma credo che questa sia un'esigua minoranza.
Cosa ne sarà stato di Bilal, l'autista, che oltre al suo lavoro desiderava trovare moglie, e di Abu Mohammed e di suo figlio che lavoravano per poco più di un pezzo di pane e tutti gli altri come loro che non riescono a vedere la fine di queste guerre, di questi attentati e di tutti questi orrori.
Il mio pensiero va ogni giorno a Bagdad che non era già un granchè nel 2002 ad esclusione delle zone ricche ed opulente. Il mio pensiero va a Ghiliana il nostro cuoco che aveva 70 anni e a sua moglie Mariam e alla figlia che faceva le pulizie nell'Istituto Italo-Iraqueno, alle ragazze del Museo che vedevamo ogni giorno e ai venditori dei suq del rame e delle spezie dove amavo andare ogni tanto.
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E non lamentiamoci mai più!
2 commenti:
In effetti questa mattina, mentre guardavo le immagini al tg riguardo a questo ultimo violentissimo attentato, ho iniziato a pensare a quante guerre e attentati stanno tormentando il mondo arabo. E di come tutto questo strazio sia molto lontano dal nostro quieto vivere. Poi ho pensato che una sessantina di anni fa era l'occidente ad essere tormentato da ogni genere di violenza.
Auguro quindi a questi popoli di guardarsi tra qualche anno alle spalle e vedere come qualcosa di lontano e non più doloroso questi trascorsi. Un po' come facciamo noi nuove generazioni coi fatti delle guerre mondiali.
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